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Marco Capasso con ENI e Coldiretti per Circular Tour

La collaborazione tra l’architetto Capasso e il colosso italiano dell’energia prosegue con l’ENIciclo, metafora dell’incontro tra Natura e Cultura

 

Una vecchia canzone per bambini di Sergio Endrigo, intitolata “Ci vuole un fiore”, negli anni si è fatta carico di regalarci con inusuale leggerezza un punto di vista fondamentale sulla realtà che neppure le scuole – sinora – paiono essere in grado di trasmettere: anche se trasformata in alimenti, celata negli oggetti, coperta dagli edifici, la Natura è onnipresente.

Ogni attività dell’uomo ne è influenzata e la influenza, per questo va tenuta sempre in considerazione, come un “socio invisibile” a cui rendere conto di ogni decisione.

Su questo inossidabile principio abbiamo fondato il ventaglio di idee che ha generato le strutture e i contenuti del Circular Tour di Eni e Coldiretti. Un viaggio in sette tappe nelle città italiane per raccontare l’urgenza e l’importanza del cambiamento dei nostri modelli di consumo, attraverso l’impegno condiviso tra aziende e singoli individui per creare, insieme, una nuova economia circolare. 

L’ENIciclo

La sintesi di questa avventura è data dall’EniCiclo, un’installazione architettonica e multimediale itinerante pensata da Marco Capasso per rappresentare l’incontro tra Natura e cultura, un racconto che descrive la profonda connessione identitaria tra l’uomo e i luoghi.

All’esterno, una semicirconferenza formata da alberi stilizzati abbraccia una semicirconferenza di archi, ad evocare i portici delle piazze storiche italiane. L’ambiente incontra il costruito umano, creando una piazza fisica e virtuale in cui ricomporre le storie dei luoghi e delle città.

L’emiciclo, da sempre metafora della politica e luogo del dibattito costruttivo, diventa con un gioco di parole ENIciclo ed ospita al suo interno sette archi, disposti a semicerchi, che conducono ad altrettanti schermi, per un abbraccio ideale che tiene insieme e rimette al centro le persone.

L’ENIciclo diventa così il punto di partenza per un mutamento del nostro immaginario collettivo e per promuovere questo ciclo virtuoso, fatto di gesti consapevoli nei quali riconoscerci come un’unica comunità. La circolarità, fattore costitutivo dei cicli della Natura, si rivela perciò pietra angolare antichissima e novità rivoluzionaria del nostro presente. 

Sette schermi per un’emozione unica

Gli schermi espongono l’uno e il molteplice, grazie a una regia che apre, narra, suggerisce, emoziona. I colori, la storia, le bellezze architettoniche e paesaggistiche diventano spunti per raccontare esempi concreti di economia circolare.

La visione della Terra dalla Luna accoglie il visitatore all’inizio di questo viaggio alla scoperta della propria coscienza ambientale, avvicinandolo al pianeta blu, immerso nello spazio; lo trasporta dal mare alla città, l’ecosistema culturale per eccellenza sin dagli albori della civiltà umana ed oggi il nostro termometro ambientale. 

I sette schermi diventano quindi lenti d’ingrandimento puntate sugli ingredienti per cui quelle città sono divenute simboli culturali ed economici: il basilico per Genova, il pomodoro per Gela, la farina per Taranto, il sale per Cagliari, l’olio per Livorno, la mozzarella per Napoli. A Milano, ultima tappa del Circular Tour, è stato dedicato un piatto che li impiegherà tutti e rimarrà segreto fino all’arrivo. 

Dalla campagna ai mercati, dalla tavola agli scarti alimentari e al loro riuso – il focus si sposta sui processi produttivi e sulle abitudini di consumo, concentrandosi sulle buone pratiche su cui impostare il ciclo e la produzione di energie rinnovabili.

Musiche originali per un carillon di suggestioni

Il carillon dedicato alla città di Napoli. © Marco Capasso, 2020

 

Il carillon dedicato alla città di Napoli

Infine, un carillon virtuale composto dall’animazione di sette illustrazioni inedite, firmate da giovani e talentuosi disegnatori italiani, si trasforma in una romantica dedica alla città in cui si svolge l’evento: scorci suggestivi ed elementi caratteristici dei territori, reinterpretati da uno sguardo nostalgico e visionario.

Le musiche originali, scritte e dirette da Antonio Fresa, eseguite magistralmente dall’orchestra de “I professori del Teatro San Carlo”, accompagnano questo volo sulle nostre meravigliose città, sedimento di memoria, cultura e identità. 

«Abbiamo ancora bisogno di voi, cari alberi […] steli terrestri dalle chiome stellari», sono le parole che concludono il nostro viaggio. Con lo sguardo puntato alle stelle e alla Luna, in un controcampo emozionante della prima scena nella quale guardavamo la Terra dalla Luna, per ricondurre il racconto alla sua dimensione universale.

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